Riprende oggi la rubrica settimanale "Il Vangelo dopo la domenica", come momento di riflessione e condivisione per illuminare il cammino settimanale attingendo alla Parola e alla sapienza francescana.
La rubrica, avviata in forma sperimentale la scorsa Quaresima, nasce da una idea di fra Dinh Anh Nhue Nguyen, vice preside della Facoltà e docente di Esegesi e Teologia biblica.
Questa seconda edizione vede due novità:
le riflessioni di fra Francesco Scialpi, docente di Liturgia, e l'inserimento di pensieri di san Francesco d'Assisi e sant'Antonio di Padova, a cura di fra Nguyen, così da accompagnare la Parola con la sapienza francescana.
Buona lettura e buon Vangelo, dopo la domenica!
1° domenica di Avvento
Riflessione a cura di fra Francesco Scialpi
«Al suo primo avvento nell’umiltà
della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì
la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà
a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».
Così il prefazio I del tempo di Avvento ci fa cantare durante la celebrazione
eucaristica, schiudendoci il senso profondo di questo tempo con cui si apre il
nuovo anno liturgico. Tempo in cui ci prepariamo a celebrare il mistero della
sua prima venuta nella carne e il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi, ma
tra queste due venute si colloca quella che accade ogni giorno della nostra
vita: «Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo
accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo
regno» (Prefazio dell’Avvento I/A). Alla luce di tutto questo comprendiamo il
primo appello che ci viene dai testi liturgici e della liturgia della Parola
della prima domenica di Avvento: la vigilanza. Questo appello è rivolto più
volte da Gesù ai suoi discepoli nel brano del vangelo di questa domenica: «Fate
attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento… Quello che dico a
voi, lo dico a tutti: vegliate! (Mc 13, 33.37). Questo atteggiamento a cui ci
invita Gesù, per poterlo riconoscere innanzitutto oggi operante nella nostra
vita, nella colletta propria dell’anno B è unito ad un altro: «O Dio, nostro
Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue
mani, e donaci l'aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore
irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo
Figlio». Sì alla vigilanza siamo chiamati ad unire, con l’aiuto della grazia di
Dio, l’amore irreprensibile. Solo se saremo cristiani vigilanti capaci di amore
irreprensibile riconosceremo la venuta di Cristo nell’oggi della nostra vita,
per possedere alla fine dei tempi il suo regno.
Sapienza francescana a cura di
fra Dinh Anh Nhue Nguyen
Dal sermone di sant’Antonio di Padova per la I domenica di Avvento (I,
9):
Come nell'ultimo avvento (del Signore) «suonerà la tromba e
i morti risorgeranno» (1Cor 15,52), così in questo primo avvento suona la
tromba della predicazione: È ormai tempo che noi ci destiamo dal sonno (Rm
13,11).
Questo tempo è l'anno della benignità (cf. Sal 64,12), «la pienezza dei
tempi, in cui Dio mandò il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la legge» (Gal
4,4).
Svegliamoci dunque dal sonno, cioè dall'amore delle cose temporali, delle
quali Isaia dice: «Vedono cose vane, dormono e amano i sogni» (Is 56,10), cioè
le cose temporali che chiudono gli occhi del cuore alla contemplazione delle
cose eterne.
Le vane immaginazioni sulle cose di questo mondo, che illudono i
dormienti nelle prime ore del giorno, vengono fugate dal sorgere del sole.
Il
sacco fatto di crine, il cilicio, il misero pannicello nel quale Gesù fu
avvolto, l'umile luogo del presepio nel quale fu adagiato, ci invitano a
svegliarci dal sonno e a scacciare le vane fantasie. «È veramente tempo di
svegliarsi dal sonno».
Ma guai a noi che neppure in quest'unica ora possiamo
vegliare con il Signore, perché non lo vogliamo.
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