lunedì 1 dicembre 2014

Primo appuntamento con il Vangelo dopo la domenica

Riprende oggi la rubrica settimanale "Il Vangelo dopo la domenica", come momento di riflessione e condivisione per illuminare il cammino settimanale attingendo alla Parola e alla sapienza francescana.

La rubrica, avviata in forma sperimentale la scorsa Quaresima, nasce da una idea di fra Dinh Anh Nhue Nguyen, vice preside della Facoltà e docente di Esegesi e Teologia biblica.
Questa seconda edizione vede due novità: 
le riflessioni di fra Francesco Scialpi, docente di Liturgia, e l'inserimento di pensieri di san Francesco d'Assisi e sant'Antonio di Padova, a cura di fra Nguyen, così da accompagnare la Parola con la sapienza francescana.

Buona lettura e buon Vangelo, dopo la domenica!


1° domenica di Avvento

Riflessione a cura di fra Francesco Scialpi

«Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa». Così il prefazio I del tempo di Avvento ci fa cantare durante la celebrazione eucaristica, schiudendoci il senso profondo di questo tempo con cui si apre il nuovo anno liturgico. Tempo in cui ci prepariamo a celebrare il mistero della sua prima venuta nella carne e il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi, ma tra queste due venute si colloca quella che accade ogni giorno della nostra vita: «Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno» (Prefazio dell’Avvento I/A). Alla luce di tutto questo comprendiamo il primo appello che ci viene dai testi liturgici e della liturgia della Parola della prima domenica di Avvento: la vigilanza. Questo appello è rivolto più volte da Gesù ai suoi discepoli nel brano del vangelo di questa domenica: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento… Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate! (Mc 13, 33.37). Questo atteggiamento a cui ci invita Gesù, per poterlo riconoscere innanzitutto oggi operante nella nostra vita, nella colletta propria dell’anno B è unito ad un altro: «O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l'aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio». Sì alla vigilanza siamo chiamati ad unire, con l’aiuto della grazia di Dio, l’amore irreprensibile. Solo se saremo cristiani vigilanti capaci di amore irreprensibile riconosceremo la venuta di Cristo nell’oggi della nostra vita, per possedere alla fine dei tempi il suo regno.



Sapienza francescana a cura di fra Dinh Anh Nhue Nguyen

Dal sermone di sant’Antonio di Padova per la I domenica di Avvento (I, 9):

Come nell'ultimo avvento (del Signore) «suonerà la tromba e i morti risorgeranno» (1Cor 15,52), così in questo primo avvento suona la tromba della predicazione: È ormai tempo che noi ci destiamo dal sonno (Rm 13,11). 
Questo tempo è l'anno della benignità (cf. Sal 64,12), «la pienezza dei tempi, in cui Dio mandò il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4). 
Svegliamoci dunque dal sonno, cioè dall'amore delle cose temporali, delle quali Isaia dice: «Vedono cose vane, dormono e amano i sogni» (Is 56,10), cioè le cose temporali che chiudono gli occhi del cuore alla contemplazione delle cose eterne. 
Le vane immaginazioni sulle cose di questo mondo, che illudono i dormienti nelle prime ore del giorno, vengono fugate dal sorgere del sole. 
Il sacco fatto di crine, il cilicio, il misero pannicello nel quale Gesù fu avvolto, l'umile luogo del presepio nel quale fu adagiato, ci invitano a svegliarci dal sonno e a scacciare le vane fantasie. «È veramente tempo di svegliarsi dal sonno».

Ma guai a noi che neppure in quest'unica ora possiamo vegliare con il Signore, perché non lo vogliamo.





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