Cammino del tempo di Avvento
anno B
2° domenica di Avvento
Riflessione a cura di fra Francesco Scialpi
«Dio grande e misericordioso, fa'
che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo
Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con Cristo,
nostro Salvatore». L’orazione di colletta della celebrazione eucaristica della
seconda domenica del tempo di Avvento ci aiuta a interpretare il secondo
appello, che ci viene dal brano del vangelo di questa domenica: «Preparate la
via del Signore» (Mc 1, 3). Questo cammino di preparazione della via del
Signore avviene nel mondo, come ci ricorda la colletta, ma affinché non deviamo
siamo chiamati a invocare da Dio la Sua sapienza: «per poter valutare con essa
i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cielo» (Orazione dopo
la comunione II domenica di Avvento).
Preparate la via del Signore, come ci ricorda Eusebio di Cesarea nel commento al profeta Isaia: «è l'evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all'umanità la conoscenza della salvezza di Dio». Ma in questo cammino di preparazione della via del Signore non mancano le cadute e quindi siamo chiamati a vivere in un costante atteggiamento di conversione, per poter orientare sempre più la nostra vita verso il Signore e così con il nostro modo di vivere testimoniarlo. Quindi preparare la via del Signore in un perenne atteggiamento di conversione, di ritorno a Lui, perché solo se vivremo una profonda comunione con il Signore, saremo in grado di donarlo agli altri: «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre» (Col 3, 17).
Preparate la via del Signore, come ci ricorda Eusebio di Cesarea nel commento al profeta Isaia: «è l'evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all'umanità la conoscenza della salvezza di Dio». Ma in questo cammino di preparazione della via del Signore non mancano le cadute e quindi siamo chiamati a vivere in un costante atteggiamento di conversione, per poter orientare sempre più la nostra vita verso il Signore e così con il nostro modo di vivere testimoniarlo. Quindi preparare la via del Signore in un perenne atteggiamento di conversione, di ritorno a Lui, perché solo se vivremo una profonda comunione con il Signore, saremo in grado di donarlo agli altri: «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre» (Col 3, 17).
Sapienza francescana a cura
di fra Dinh Anh Nhue Nguyen
Dai Sermoni di sant’Antonio di Padova (Natività di San Giovanni
Battista, 7-8):
Se il beato Giovanni, santificato nel grembo materno, del
quale, a testimonianza del Signore, uno più grande non sorse tra i nati di
donna (cf. Mt 11,11), si tormentò con vesti così rozze e con cibo così vile,
cosa possiamo dire noi miseri peccatori, concepiti nei peccati, pieni di vizi,
che detestiamo ogni asprezza e cerchiamo delicatezze e comodità? Il Signore,
come dice Isaia, «ci chiama al lamento e al pianto, a rasarci il capo e a vestirci
di sacco. Ecco invece che si gode e si sta allegri; si sgozzano buoi e si
scannano greggi, si mangia carne e si beve vino» (Is 22,12-13).
Nel lamento è indicata la contrizione del cuore, nel pianto
l'effusione delle lacrime, nella rasatura del capo la rinuncia alle cose
terrene e nella veste di sacco la mortificazione del corpo. A tutto questo ci
invita il beato Giovanni con l'esempio della sua vita e con la parola della sua
predicazione.
Disse infatti: «Fate penitenza perché il regno dei cieli è
vicino» (Mt 3,2); e di nuovo: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la
via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Lc 3,4; Mc 1,3). Questi sono i
discorsi bellissimi, perché la penitenza abbellisce l'anima; infatti è detto
nel quarto libro dei Re che «il lebbroso Naaman scese nel Giordano e vi si lavò
sette volte come gli aveva ordinato Eliseo, e la sua carne ridiventò come
quella di un bimbo, e fu mondato dalla lebbra» (4Re 5,14).
Così il peccatore, contaminato dalla lebbra del peccato,
deve discendere, cioè umiliarsi, e lavarsi nel Giordano, cioè nel fiume del
giudizio, della condanna di sé, con la penitenza bagnata dalle lacrime; lavarsi
sette volte, vale a dire durante tutta la sua vita, che si svolge per così dire
nel giro di sette giorni; o anche perché al peccatore si impone di solito una
penitenza di sette anni - secondo la parola di Eliseo -, ossia di Giovanni
Battista, che gridava: «Fate penitenza!». In questo modo l'anima del peccatore
ritroverà la purezza dell'innocenza battesimale, che ha ricevuto da bambino,
appunto nel battesimo.
"Il Vangelo dopo la domenica" è una rubrica della Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" Seraphicum ideata da fra Dinh Anh Nhue Nguyen e curata dalla stesso con fra Francesco Scialpi.
Qui le riflessioni della Prima domenica di Avvento
"Il Vangelo dopo la domenica" è una rubrica della Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" Seraphicum ideata da fra Dinh Anh Nhue Nguyen e curata dalla stesso con fra Francesco Scialpi.
Qui le riflessioni della Prima domenica di Avvento
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