lunedì 8 dicembre 2014

Il Vangelo dopo la domenica

Cammino del tempo di Avvento
anno B


2° domenica di Avvento

Riflessione a cura di fra Francesco Scialpi

«Dio grande e misericordioso, fa' che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con Cristo, nostro Salvatore». L’orazione di colletta della celebrazione eucaristica della seconda domenica del tempo di Avvento ci aiuta a interpretare il secondo appello, che ci viene dal brano del vangelo di questa domenica: «Preparate la via del Signore» (Mc 1, 3). Questo cammino di preparazione della via del Signore avviene nel mondo, come ci ricorda la colletta, ma affinché non deviamo siamo chiamati a invocare da Dio la Sua sapienza: «per poter valutare con essa i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cielo» (Orazione dopo la comunione II domenica di Avvento).
Preparate la via del Signore, come ci ricorda Eusebio di Cesarea nel commento al profeta Isaia: «è l'evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all'umanità la conoscenza della salvezza di Dio». Ma in questo cammino di preparazione della via del Signore non mancano le cadute e quindi siamo chiamati a vivere in un costante atteggiamento di conversione, per poter orientare sempre più la nostra vita verso il Signore e così con il nostro modo di vivere testimoniarlo. Quindi preparare la via del Signore in un perenne atteggiamento di conversione, di ritorno a Lui, perché solo se vivremo una profonda comunione con il Signore, saremo in grado di donarlo agli altri: «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre» (Col 3, 17).



Sapienza francescana a cura di fra Dinh Anh Nhue Nguyen

Dai Sermoni di sant’Antonio di Padova (Natività di San Giovanni Battista, 7-8):

Se il beato Giovanni, santificato nel grembo materno, del quale, a testimonianza del Signore, uno più grande non sorse tra i nati di donna (cf. Mt 11,11), si tormentò con vesti così rozze e con cibo così vile, cosa possiamo dire noi miseri peccatori, concepiti nei peccati, pieni di vizi, che detestiamo ogni asprezza e cerchiamo delicatezze e comodità? Il Signore, come dice Isaia, «ci chiama al lamento e al pianto, a rasarci il capo e a vestirci di sacco. Ecco invece che si gode e si sta allegri; si sgozzano buoi e si scannano greggi, si mangia carne e si beve vino» (Is 22,12-13).
Nel lamento è indicata la contrizione del cuore, nel pianto l'effusione delle lacrime, nella rasatura del capo la rinuncia alle cose terrene e nella veste di sacco la mortificazione del corpo. A tutto questo ci invita il beato Giovanni con l'esempio della sua vita e con la parola della sua predicazione.
Disse infatti: «Fate penitenza perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2); e di nuovo: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Lc 3,4; Mc 1,3). Questi sono i discorsi bellissimi, perché la penitenza abbellisce l'anima; infatti è detto nel quarto libro dei Re che «il lebbroso Naaman scese nel Giordano e vi si lavò sette volte come gli aveva ordinato Eliseo, e la sua carne ridiventò come quella di un bimbo, e fu mondato dalla lebbra» (4Re 5,14).

Così il peccatore, contaminato dalla lebbra del peccato, deve discendere, cioè umiliarsi, e lavarsi nel Giordano, cioè nel fiume del giudizio, della condanna di sé, con la penitenza bagnata dalle lacrime; lavarsi sette volte, vale a dire durante tutta la sua vita, che si svolge per così dire nel giro di sette giorni; o anche perché al peccatore si impone di solito una penitenza di sette anni - secondo la parola di Eliseo -, ossia di Giovanni Battista, che gridava: «Fate penitenza!». In questo modo l'anima del peccatore ritroverà la purezza dell'innocenza battesimale, che ha ricevuto da bambino, appunto nel battesimo.



"Il Vangelo dopo la domenica" è una rubrica della Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" Seraphicum ideata da fra Dinh Anh Nhue Nguyen e curata dalla stesso con fra Francesco Scialpi.
Qui le riflessioni della Prima domenica di Avvento



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