A questo argomento è dedicato il FOCUS DEL MESE di "San Bonaventura informa", a firma di MARTA OTTAVIANI, grande esperta di Turchia e di Medio Oriente, giornalista de La Stampa e di Avvenire, autrice di "Cose da turchi. Storie e contraddizioni di un paese a metà tra oriente e occidente" (Mursia Editore, 2008) e "Mille e una Turchia" (Mursia Editore, 2010).
IL VIAGGIO, IN SALITA, DI PAPA FRANCESCO VERSO LA TURCHIA :
ATTESE E SIGNIFICATI DI QUESTA VISITA NELLA MEZZALUNA
di Marta Ottaviani*
Una
visita dal denso significato simbolico, che arriva in un momento non facile.
Dal 28 al 30 novembre, Papa Francesco visiterà per la prima volta la Turchia,
Paese al 95% musulmano, sulla carta laico ed eterno candidato all’ingresso in
Unione Europea.
Nonostante
la grandissima popolarità di Papa Bergoglio, la sua permanenza potrebbe essere
più difficile del previsto.
L’ultima
volta che il titolare del soglio di Pietro si è recato in Turchia era stato nel
2006 con Papa Ratzinger. La sua missione pastorale era stata preceduta dalle
polemiche sul discorso di Ratisbona, che era stato ampiamente decontestuato e
aveva messo Benedetto XVI in cattiva luce presso il popolo turco. Istanbul era
tappezzata di cartelli che recitavano “Papa Turkiye’ye gelmesin”, ossia “Papa
non venire in Turchia”.
In
realtà, in soli quattro giorni, il Pontefice, con la sua grande statura
teologica e il suo carisma riuscì a ribaltare la situazione, lasciando un
ricordo indelebile al popolo turco, di cui beneficia sicuramente anche Papa
Francesco.
Eppure,
paradossalmente, anche se iniziata con una congiuntura critica, la visita
pastorale di Joseph Ratzinger presentava sulla carta più agevole di quella del
suo successore.
La
Turchia era in un periodo di grandi riforme, il cammino verso l’ingresso in
Unione Europea sembrava quanto mai prioritario e, se non spianato, almeno di
sicuro praticabile.
Nonostante
la tragica morte di Don Andrea Santoro, ucciso per mano di un giovane fanatico
a Trebisonda nel febbraio del 2006, il governo islamico-moderato allora guidato
da Recep Tayyip Erdogan veniva considerato un interlocutore nuovo e affidabile
per le minoranze religiose.
Il clima
che attende Papa Bergoglio, è molto diverso.
Il
popolo turco ha seguito con grande attenzione la sua elezione al soglio
pontificio e l’eco dei messaggi di pace e amore universale, nonché la grande
spontaneità dei suoi atteggiamenti quotidiani sono arrivati anche nella
Mezzaluna.
Quindi
dal punto si vista strettamente collegato al singolo, Francesco parte più avvantaggiato
di Papa Benedetto XVI. Ma il processo di riforme si è arrestato
considerevolmente e c’è chi dice che, al contrario, con il potere crescente da
parte di Erdogan si sia attuando una vera e propria inversione autoritaria, che
va di pari passo con una espansione degli atteggiamenti conservatori nella
società.
Francesco con Bartolomeo I |
La
Turchia, che pure avrebbe potuto rappresentare un ponte con queste terre
sofferenti, da anni ormai si comporta come una mina impazzita nella regione,
gestendo autonomamente situazioni di crisi come quella siriana e attirandosi
contro accuse poco lusinghiere, come il fiancheggiamento di gruppi jihadisti,
fra cui la stessa Isis.
Per Papa
Francesco la strada è tutta in salita. La condizione dei cristiani in Turchia
non è nemmeno minimamente paragonabile a quella nel resto del Medio Oriente.
I
cattolici nella Mezzaluna possono praticare il loro culto regolarmente, ma il
proselitismo rimane seriamente vietato e inoltre c’è il problema, grosso e mai
risolto, del riconoscimento giuridico della minoranza cattolica, che ha come
prima conseguenza tenere la minoranza fuori dagli accordi raggiunti dal
Trattato di Losanna del 1923, su cui si basano molte delle successive leggi che
riguardano il trattamento delle confessioni religiose che non siano l’Islam in
Turchia.
Uno
degli obiettivi di Papa Bergoglio sarà sicuramente confermare e dare nuova
linfa vitale al rapporto con le Chiese d’Oriente, nel solco di quanto già fatto
dai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Una
sintonia resa possibile anche dalla presenza di un Patriarca illuminato e
lungimirante come Bartolomeo I, che proprio con Benedetto XVI aveva concelebrato
una liturgia al Patriarcato di Fener a Istanbul particolarmente carica di
significato.
È stato
il Patriarca greco-ortodosso, lo scorso marzo, a invitare Papa Francesco in
Turchia.
Un
invito confermato ed emanato ufficialmente da Recep Tayyip Erdogan poche
settimane dopo essere stato eletto Presidente della Repubblica turca, lo scorso
agosto. Segno che, in un momento di crisi internazionale, la Chiesa di Roma
rappresenta sempre di più un punto di riferimento solido con cui dialogare.
*Giornalista de La
Stampa e di Avvenire
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