giovedì 27 novembre 2014

Il viaggio del papa in Turchia: attese e significati di questa visita

Tra poche ore inizierà il viaggio di papa Francesco in Turchia, una visita molto attesa e delicata.
A questo argomento è dedicato il FOCUS DEL MESE di "San Bonaventura informa", a firma di MARTA OTTAVIANI, grande esperta di Turchia e di Medio Oriente, giornalista de La Stampa e di Avvenire, autrice di "Cose da turchi. Storie e contraddizioni di un paese a metà tra oriente e occidente" (Mursia Editore, 2008) e "Mille e una Turchia" (Mursia Editore, 2010).



IL VIAGGIO, IN SALITA, DI PAPA FRANCESCO VERSO LA TURCHIA :
ATTESE E SIGNIFICATI DI QUESTA VISITA NELLA MEZZALUNA


di Marta Ottaviani*


Una visita dal denso significato simbolico, che arriva in un momento non facile. Dal 28 al 30 novembre, Papa Francesco visiterà per la prima volta la Turchia, Paese al 95% musulmano, sulla carta laico ed eterno candidato all’ingresso in Unione Europea.
Nonostante la grandissima popolarità di Papa Bergoglio, la sua permanenza potrebbe essere più difficile del previsto.

L’ultima volta che il titolare del soglio di Pietro si è recato in Turchia era stato nel 2006 con Papa Ratzinger. La sua missione pastorale era stata preceduta dalle polemiche sul discorso di Ratisbona, che era stato ampiamente decontestuato e aveva messo Benedetto XVI in cattiva luce presso il popolo turco. Istanbul era tappezzata di cartelli che recitavano “Papa Turkiye’ye gelmesin”, ossia “Papa non venire in Turchia”.
In realtà, in soli quattro giorni, il Pontefice, con la sua grande statura teologica e il suo carisma riuscì a ribaltare la situazione, lasciando un ricordo indelebile al popolo turco, di cui beneficia sicuramente anche Papa Francesco.
Eppure, paradossalmente, anche se iniziata con una congiuntura critica, la visita pastorale di Joseph Ratzinger presentava sulla carta più agevole di quella del suo successore.
La Turchia era in un periodo di grandi riforme, il cammino verso l’ingresso in Unione Europea sembrava quanto mai prioritario e, se non spianato, almeno di sicuro praticabile.
Nonostante la tragica morte di Don Andrea Santoro, ucciso per mano di un giovane fanatico a Trebisonda nel febbraio del 2006, il governo islamico-moderato allora guidato da Recep Tayyip Erdogan veniva considerato un interlocutore nuovo e affidabile per le minoranze religiose.
Il clima che attende Papa Bergoglio, è molto diverso.
Il popolo turco ha seguito con grande attenzione la sua elezione al soglio pontificio e l’eco dei messaggi di pace e amore universale, nonché la grande spontaneità dei suoi atteggiamenti quotidiani sono arrivati anche nella Mezzaluna.
Quindi dal punto si vista strettamente collegato al singolo, Francesco parte più avvantaggiato di Papa Benedetto XVI. Ma il processo di riforme si è arrestato considerevolmente e c’è chi dice che, al contrario, con il potere crescente da parte di Erdogan si sia attuando una vera e propria inversione autoritaria, che va di pari passo con una espansione degli atteggiamenti conservatori nella società.
Francesco con Bartolomeo I
A questo va aggiunta la situazione difficile in Medio Oriente, dove l’avanzata dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante ha messo a repentaglio la vita di migliaia di cristiani.
La Turchia, che pure avrebbe potuto rappresentare un ponte con queste terre sofferenti, da anni ormai si comporta come una mina impazzita nella regione, gestendo autonomamente situazioni di crisi come quella siriana e attirandosi contro accuse poco lusinghiere, come il fiancheggiamento di gruppi jihadisti, fra cui la stessa Isis.
Per Papa Francesco la strada è tutta in salita. La condizione dei cristiani in Turchia non è nemmeno minimamente paragonabile a quella nel resto del Medio Oriente.
I cattolici nella Mezzaluna possono praticare il loro culto regolarmente, ma il proselitismo rimane seriamente vietato e inoltre c’è il problema, grosso e mai risolto, del riconoscimento giuridico della minoranza cattolica, che ha come prima conseguenza tenere la minoranza fuori dagli accordi raggiunti dal Trattato di Losanna del 1923, su cui si basano molte delle successive leggi che riguardano il trattamento delle confessioni religiose che non siano l’Islam in Turchia.
Uno degli obiettivi di Papa Bergoglio sarà sicuramente confermare e dare nuova linfa vitale al rapporto con le Chiese d’Oriente, nel solco di quanto già fatto dai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Una sintonia resa possibile anche dalla presenza di un Patriarca illuminato e lungimirante come Bartolomeo I, che proprio con Benedetto XVI aveva concelebrato una liturgia al Patriarcato di Fener a Istanbul particolarmente carica di significato.
È stato il Patriarca greco-ortodosso, lo scorso marzo, a invitare Papa Francesco in Turchia.
Un invito confermato ed emanato ufficialmente da Recep Tayyip Erdogan poche settimane dopo essere stato eletto Presidente della Repubblica turca, lo scorso agosto. Segno che, in un momento di crisi internazionale, la Chiesa di Roma rappresenta sempre di più un punto di riferimento solido con cui dialogare.




*Giornalista de La Stampa e di Avvenire




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