mercoledì 24 settembre 2014

Dal terrore islamico alla pacificazione francescana

di Orlando Todisco* 


Il cammino di terrore dell’autoproclamato stato islamico dell’Iraq, Siria e Levante (ISIS), con risorse economiche provenienti dai Paesi del Golfo e sostenuto da miliziani giunti da varie parti del mondo, compresi i Paesi Occidentali, obbliga a chiedersi da quale abisso di terrore tragga alimento, giustificando questa sequenza di persecuzioni, di rapimenti, di assedi, di uccisioni, di decapitazioni.
Lasciamo nell’ombra l’aspetto politico - il mondo islamico, umiliato dall’Occidente, e ricostituzione di uno stato islamico, coeso e puro – e chiediamoci quale ne sia la matrice religiosa.

Anche se complessa e variamente discussa,   questa è da ricondurre alla Sharia o coniugazione di politica e religione, e come mezzo di realizzazione allo Jihad, interpretato come sforzo fisico a livello individuale e come guerra a oltranza, compreso il terrore, contro i miscredenti. In che senso allora la Sharia è la sorgente di tanto orrore? Non è l’uomo al servizio di Dio, attraverso uno stile aperto e creativo, ma Dio con la sua potenza incontrollabile al servizio dell’uomo o meglio dei suoi progetti.
Si rifletta. Tutte le forme di alienazione, denunciate nella storia, - da Senofane di Colofone fino a Freud passando per Feurbach e Marx - hanno antropocentricamente presupposto che l’Infinito è in funzione del finito.

L’Occidente ha considerato Dio fondamento del suo pensare, e questo, assumendo una piega scientifico-tecnica, si è ritrovato vestito di potere nel campo del sapere; l’Oriente islamico, considerando Dio fondamento dell’etica politica, si è ritrovato ad amministrare la potenza divina nel campo dell’agire sociale. L’Occidente, autonomizzando il sapere, si è liberato dalla tentazione totalitaria; l’Oriente, lasciando il popolo nell’indigenza, nell’ignoranza, senza alcuna forma di assistenza, si è trovato a gestire il solo collante disponibile, la religione, copertura di ogni abominio. 

L’Altro che ci precede e ci chiama all’essere non funge dunque da punto di riferimento in quanto trascendente - questo dovrebbe essere il senso plenario della creazione - in maniera che anche il pensare e l’agire siano contrassegnati da questo respiro, ma funge piuttosto da strumento al servizio della nostra causa, identificata presuntuosamente con quella di Dio.
Francesco e il Sultano - Basilica S. Croce a Firenze
Ora, o la rettifica è radicale o resta inefficace. Sono certamente fondamentali le regole della convivenza pacifica che l’ordinamento internazionale si è faticosamente dato. Eppure, occorre andare oltre o meglio coglierne le radici e trasformarle in progetto culturale.

È quanto è possibile in compagnia della prospettiva filosofico-teologica francescana, per la quale la storia pregressa dell’umanità è da intendere come il corteo che attende con ansia l’avvento del Dio della pace, e la storia che segue - quella in atto - da vivere come sua epifania, per bellezza e profondità. Lui, il modello.
L’uomo non rassomiglia ad alcunché, neppure a se stesso. Egli è a immagine di Dio. È a Dio che il francescano con Agostino si rivolge: “Obsecro te, Deus meus, et me ipsum mihi indica”.

Solo, l’Infinito - l’incomprensibile - può comprendere e rivelare l’uomo all’uomo - la sua grandezza, la sua libertà, il suo destino di gloria. 



*OFMConv, docente di Filosofia


Articolo tratto da San Bonaventura informa (settembre 2014) 

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