San Francesco un uomo di tutti i tempi e per tutti gli
uomini. È un profilo efficace quello che ha tracciato monsignor Paolino Schiavon,
vescovo ausiliare di Roma per il settore sud, nella omelia pronunciata durante la solenne celebrazione eucaristica tenutasi questa mattina nella cappella
San Bonaventura del Seraphicum.
Una messa che si è svolta in unione spirituale con Assisi
dove era in corso la cerimonia nel giorno in cui la Chiesa ricorda san Francesco, da settantacinque anni anche patrono d’Italia.
Dunque una duplice e forte unione: sul piano strettamente
religioso ma anche su quello civile, considerato che quest’anno è stato il
Lazio a offrire l’olio che illumina la lampada accesa sulla tomba del poverello di Assisi.
A Roma, nel centro accademico della Pontificia Facoltà
Teologica “San Bonaventura” e nel collegio internazionale dei Frati minori
conventuali, si è celebrata la festa liturgica con il vescovo Schiavon,
rimarcando quello spirito di servizio che connota i francescani e che offre con
il Seraphicum un centro accademico ma
anche un luogo dalle molte proposte culturali al servizio del territorio e, su
più vasta scala, del mondo, basti pensare agli oltre ventidue Paesi
rappresentati nella comunità dei frati.
“Oggi desideriamo esprimerle il nostro forte desiderio di vivere
nella Chiesa – ha detto rivolgendosi al vescovo il guardiano del Seraphicum fra Felice Fiasconaro -, il desiderio di appartenervi e di starvi
al pieno servizio. Un servizio che è costituito dalle attività accademiche, da
convegni, pubblicazioni, da catechesi, dalla pastorale culturale con concerti e
con il nostro Cineforum attivo ininterrottamente da cinquanta anni”.
Una testimonianza viva, nel presente, di quel servizio e di
quell’amore che san Francesco ha sempre dimostrato per ogni uomo.
“Francesco appartiene a tutta l’umanità – ha rimarcato
monsignor Schiavon -, appartiene alla Chiesa, a voi suoi figli prediletti,
appartiene alla società del suo tempo così come alla nostra, è amico di chi
crede e di chi non crede, amico dei sultani e dei lebbrosi. Nessun uomo e santo,
dopo Cristo, è capace di parlare a tutti gli uomini come Francesco. Ma perché Francesco
parla a tutti gli uomini? Perché ama gli uomini, soprattutto gli ultimi, una
scelta di classe senza essere lotta di classe”.
“San Francesco, un povero che ha arricchito il mondo” e di
questa ricchezza sono testimonianza i confratelli di tutte le famiglie
francescane che, ancora oggi, fanno vivere il carisma e l’amore di Francesco in
ogni parte del mondo.
La ricorrenza liturgica di san Francesco rappresenta quest’anno
per il Seraphicum, come Pontificia
Facoltà teologica e come comunità dei frati, l’apertura di un periodo di
ringraziamento che sfocerà il prossimo 16
ottobre in una giornata di festeggiamenti per il 50° dell’inaugurazione
dell’attuale sede e per l’apertura ufficiale del 111° anno accademico.
Il programma della giornata prevede alle ore 9.30 la Santa
Messa presieduta da Sua Eccellenza l'arcivescovo
Angelo Vincenzo Zani, Segretario
della Congregazione per l’educazione cattolica; alle 10.30 il buffet; alle 11.00
la tavola rotonda, moderata da fra
Giulio Cesareo, sul tema “Ricordare – Vivere – Progettare”. Alla tavola
rotonda interverranno come relatori fra
Luciano Bertazzo sul “Contributo della Facoltà e del Collegio al cammino
dell’Ordine”; fra Domenico Paoletti
sul tema “Vivere il presente come dono, affrontando il cambiamento”; fra Roberto Carboni su “Progettare il
futuro nella prospettiva della formazione voluta dall’Ordine”. Le conclusioni
saranno affidate a fra Marco Tasca,
Ministro Generale dell’Ordine dei Frati minori conventuali e Gran Cancelliere
della Facoltà.
Nel corso della tavola rotonda sarà presentato il libro “La
Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura (1905-2014) nel 50° del Seraphicum
(1964-2014)” di fra Francesco Costa,
un testo prezioso che ricostruisce la storia degli Studi dell’Ordine sin dalle
origini, soffermandosi su quella della Facoltà e sui suoi protagonisti che
hanno contribuito a fare la storia non solo dell’Ordine dei Frati minori
conventuali ma anche della Chiesa, come quella matricola numero 126 che
rispondeva al nome di fra Massimiliano Maria Kolbe, il martire di Auschwitz.
I festeggiamenti si chiuderanno, alle ore 16, con l’atteso
concerto del Coro della Diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina che porterà sul palcoscenico dell’auditorium
del Seraphicum una ventina di
elementi e quella maestria che lo ha reso uno dei nomi più importanti nel panorama
internazionale.
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