venerdì 17 ottobre 2014

Le sfide del Seraphicum, nelle parole di fra Felice Fiasconaro

A nome dei frati della fraternità del Seraphicum, torno a porgere il nostro saluto di pace e bene a tutti voi, a quelli a cui già ci siamo rivolti all’inizio della celebrazione eucaristica, e a quelli che ci hanno raggiunti in questa aula magna. E a tutti il nostro grazie per essere convenuti qui a riflettere con noi sui primi cinquant’anni di vita del Seraphicum. Tanta storia ha già attraversato questi nostri ambienti. Ci vengono in mente, tra l’altro, le visite dei due sommi pontefici, Paolo VI, prossimamente beato, compiuta il 24 settembre 1974, e san Giovanni Paolo II, il 27 febbraio 1986. Tanto bene è stato seminato tra le zolle di questa nostra storia. Tanti confratelli l’hanno segnata con i loro cuori, con la loro mente, con la loro fatica, con la loro passione, con la loro vita. Alcuni di questi, oggi, sono qui in mezzo a noi. Siano rese grazie al Padre datore di ogni bene per tutti i suoi benefici e per il dono di questi nostri fratelli, che tanto di loro hanno speso per questa nostra fraternità.


Tocca a noi, oggi, continuare la loro storia. Un compito che mette a nudo la nostra debolezza, ma anche la nostra responsabilità. Confidiamo sempre nella bontà del Signore e facciamo credito alla nostra capacità di impegnarci per cogliere il nuovo che è già in atto e per seguire la direzione che il Governo del nostro Ordine e la realtà che sta sotto i nostri occhi ci suggeriscono di percorrere. La nostra comunità ha piena la consapevolezza che il nuovo in atto e la direzione che ci sta davanti sono le sfide donateci dalla Provvidenza per rendere dinamico e creativo il nostro cammino.

La nostra è una grande comunità. Si compone di più di 80 frati, provenienti da 23 paesi diversi. L’età varia dai 25 ai 94 anni. È costituita da due realtà, dotate di particolare autonomia: la comunità stabile e la comunità formativa. Ma insieme formiamo l’unica comunità “S. Bonaventura”. Il fare delle due realtà un’unica fraternità è una sfida che ci interpella quotidianamente. Essa – ci ricorda il nostro Statuto – «come ogni altra comunità dell’Ordine, è chiamata a vivere la conformazione al Signore sull’esempio del Serafico Padre San Francesco» e «nelle sue varie componenti, ha come missione specifica la dimensione intellettuale e interculturale della formazione e l’approfondimento storico, teologico e spirituale del carisma, dell’identità, missione e spiritualità dell’Ordine» (n. 2.2). L’impegno a fare fronte alla sfida di formare concretamente un’unica fraternità è garantito da tutti. Non è senza fatica, perché non è senza difficoltà, ma è pur sempre un’esperienza esaltante, perché la vediamo come una fraternità aperta, dinamica, messa costantemente in discussione dall’interscambio dell’esperienza e della saggezza, da una parte, e dall’essere sempre nuova, propositiva, creativa, dall’altra. È una sfida che vale la pena cogliere perché feconda di frutti buoni già presenti al suo interno, nella sua vita.

Un’altra sfida che siamo chiamati ad affrontare è quella dell’interculturalità. È un obiettivo voluto fortemente dall’Ordine per l’intero Ordine (basti pensare al congresso internazionale di Nairobi del 2011), ma per la nostra fraternità è un obiettivo obbligato, perché ce lo chiede e la sua composizione e la nostra identità di credenti e di Frati minori conventuali. Anzi, abbiamo la consapevolezza che, da questo punto di vista, la nostra fraternità sia come un laboratorio orientato a dare concretezza alla riflessione dell’Ordine fatta a Nairobi. Qui, da noi, non si può vivere una vita fraterna se si rimane legati ai propri provincialismi, se i nostri orizzonti rimangono bloccati entro spazi circoscritti, se non si accende la passione per l’altro, per la diversità dell’altro. Un buon lavoro in questo senso stanno operando i nostri formatori, che, anche con iniziative concrete, promuovono l’interculturalità di tutti i nostri frati. E i risultati non mancano. A me pare che la nostra fraternità abbia imparato a cogliere questa sfida, ma anche a ben orientarla.
Una terza sfida è costituita dal fatto che la nostra non è solo una comunità di fratelli, una fraternità, ma vuole essere anche una comunità che cerca insieme un proprio paradigma culturale caratterizzato dal sapere francescano. Tale paradigma ha come punto fondante il cristocentrismo trinitario e come maestro e guida il nostro patrono s. Bonaventura. La sfida che abbiamo davanti è praticamente quella di fare della nostra, una comunità di fede, una comunità che celebra, che prega, che sappia riconoscere il dono della fraternità, che sappia condividere la ricchezza del proprio carisma, perché possa diventare una comunità caratterizzata da un sapere teologico francescano condiviso. Il preside della nostra facoltà, che ascolteremo fra poco, pur nella consapevolezza delle difficoltà, a questo obiettivo sta orientando il nostro impegno.

È fondamentalmente attorno a queste tre sfide che la nostra fraternità va prendendo una sua fisionomia, va acquistando una sua identità. E su queste tre sfide converge l’impegno di tutti i frati, qualche volta con fatica, ma con la consapevolezza che la direzione è questa e non si può rimanerne tagliati fuori, a meno che non si voglia scegliere una direzione diversa ma che conduce altrove.

Non possiamo concludere queste brevi parole di presentazione della nostra fraternità senza una grata memoria di tutte quelle Province che hanno contribuito economicamente, e alcune in modo particolare, alla costruzione del Seraphicum. Sono certo che il Signore ha ricompensato la loro generosità. So per certo che, a questo punto, ci permetterete di dire un grazie particolare a fr. Francesco Costa per il dono del libro sulla storia della nostra facoltà e sul Seraphicum; a fr. Luciano Bertazzo che ce lo presenterà; a fr. Domenico Paoletti, che ci aiuterà a leggere la realtà presente; a fr. Roberto Carboni che ci farà intravvedere i possibili futuri itinerari formativi; a fr. Giulio Cesareo che ci guiderà in questa nostra riflessione.

Vorrei aggiungere, qui, che il cammino fatto negli ultimi anni non sarebbe stato possibile senza l’impegno, la disponibilità, l’intelligenza dei frati di questa nostra fraternità, giovani e anziani, formatori e docenti e quanti, in qualsiasi modo, vi operano. A loro va la mia personale gratitudine e riconoscenza per il sogno di una bella comunità a portata di mano.

Pace e bene e grazie ancora a tutti.

                    

                                                                                                     Fra Felice Fiasconaro 
                                                                                                Guardiano del Seraphicum





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